Questo blog affonda le sue radici in oltrelafoto.blogspot.com, ponendosi a metà strada tra l'analisi critica e la naturale prosecuzione. "Scrivere con la luce" è parte del titolo del blog di Stella Nera, ed è questo il punto di partenza che mi sono proposta di adottare per questa pagina: partire da come si scrive per arrivare a capire cosa si legge.

martedì 1 dicembre 2009

Gombrich - Tra storia dell'arte e psicologia della percezione ( II parte)

(continua dalla I parte)
Polemiche tra artisti e modelli, discussioni accese sulla "somiglianza", linee di difesa che sfociano nella metafisica platonica: si delinea, per la ritrattistica, un'estetica che affonda, come già detto, le radici nella psicologia. Addentrandoci nello specifico, la riflessione Gombrichiana muove dalla considerazione di un episodio che si fa risalire a Filippino Lippi, di cui si disse avesse fatto un ritratto più somigliante al modello del modello stesso. Ecco il richiamo alla metafisica platonica e alla concezione che l'artista genio sia in grado di penetrare la realtà vera e squarciare il velo della apparenza, assurgendo a rivelatore della essenza che si cela dietro la maschera sensibile. Da qui, la connessione diretta con la psicologia: la percezione si nutre di universali, isola i tratti invarianti della fisionomia dell'individuo, consentendo il riconoscimento. Come disconoscere la portata di un'impresa percettiva quale il riconoscimento di una faccia? Infatti, considerando una faccia nello scorrere della giornata, notiamo che non solo cambia l'angolo visuale da cui parte la nostra vista, ma cambia l'intera configuarazione della faccia stessa, che è soggetta ad un movimento costante; basti pensare ad espressioni comuni attinte dalla nostra quotidianità : "Che brutta faccia avevi stamattina..." (un collega che ci si rivolge a metà giornata), o "Guarda papà che fa le facce!" (una mamma ad un figlio che si diverte col papà) ecc. Ma cambia davvero la nostra faccia? In realtà l'assetto e la struttura di base rimane identica, mentre cambiano le componenti mobili come la bocca e le sopracciglia, come se fossero indicatori di un quadrante che misura le nostre emozioni. Questa ipotesi viene però intaccata se si passa ad una scansione temporale di più ampia portata: nel corso degli anni muta non solo l'indicatore, ma anche il quadrante, nonostante l'esperienza della costanza ci renda problematico tutto ciò. Esemplificando, basti pensare a quanto possa cambiare una faccia nel corso degli anni; questo cambiamento verrà notato in modo particolare da chi avrà meno esperienza di quella faccia rispetto a chi ne avrà una maggiore o quotidiana. Con l'avvento della fotografia, però, tutto questo diventa di una chiarezza limpida. E' proprio la fotografia, infatti, a farci accorgere con sgomento quanto siano cambiati i nostri amici o familiari nel corso del tempo. Un cambiamento che è palese tanto più se si considera l'infanzia, quando viene stravolta la struttura di base, il quadrante, e il cambiamento influisce anche sullo schema di riferimento. Nessuna crescita però potrà "distruggere l'unità dell'aspetto individuale", quindi inficiare la costanza fisionomica: osservando le foto di Russell qui riportate, cercheremo di compiere un'operazione di trasfigurazione che proietti l'immagine del vecchio, a noi più familiare, su quella del bambino o del giovane, in modo tale da mettere in evidenza i tratti comuni, in modo tale da scoprirne la somiglianza. L'esperienza della somiglianza è un tipo di fusione percettiva, basata sulla comparazione, che si avvale dell'esperienza del passato: sarà per questo che invece la madre di Russell cercherà di proiettare l'immagine del bambino su quella dell'anziano, probabilmente riuscendo nell'impresa percettiva più di quanto possa fare chiunque altro, avendo vissuto questo lungo periodo di trasformazione.
(continua)

































ecco alcune immagini del filosofo inglese B.Russell all'età di 4, 9, 35 e 66 anni.

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